Il Monte Amiata è un antico vulcano spento (1.738 m) a cavallo tra le province di Siena e Grosseto. Attorno alle sue pendici si distende un mosaico di borghi medievali, castagneti secolari, abbazie, miniere trasformate in musei, riserve naturali e terme libere dove l’acqua stilla a quasi 50 °C.
Sommario dell'articolo
- Abbadia San Salvatore (SI): miniere, abbazia e la notte delle Fiaccole
- L’Abbazia del San Salvatore
- Parco Museo Minerario
- La Notte delle Fiaccole
- Piancastagnaio (SI): mura, rocca e la festa del marrone più antica
- La Rocca Aldobrandesca di Piancastagnaio
- Il Palio di Piancastagnaio
- Il Crastatone di Piancastagnaio
- Santa Fiora (GR): acqua, pietra e canto
- La peschiera di Santa Fiora
- La Chiesa della Madonna delle Nevi
- La Fiaccolata di Santa Fiora
- Marrone Santafiorese
- Arcidosso (GR): porta del Monte Labbro, tra spiritualità e luci d’inverno
- La Rocca Aldobrandesca di Arcidosso
- Monte Labbro e l’escursione all’Eremo di David Lazzaretti
- Castel del Piano (GR): centro storico e il Palio
- Il Palio di Castel del Piano
- Seggiano (GR): ulivi in altura e arte contemporanea
- L’Oliva Seggianese
- Il Giardino di Daniel Spoerri
- Vivo d’Orcia (SI – Castiglione d’Orcia): sorgenti e eremi nel verde
- Bagni San Filippo (SI): il bianco del travertino e le vasche calde nel bosco
- Trekking, bike e la faggeta che respira
- Monte Amiata: eventi da segnare
- Un ultimo sguardo dalla vetta
Il Monte Amiata è una montagna che vive in tutte le stagioni: trekking e bike tra primavera ed autunno, sci e ciaspole d’inverno, sagre del marrone e riti antichi quando le foglie arrossiscono.
Per orientarsi, pensa all’Amiata come a un ventaglio di piccoli mondi: Abbadia San Salvatore e Piancastagnaio sul versante senese; Arcidosso, Castel del Piano, Santa Fiora e Seggiano su quello maremmano; più in alto faggete immense, e sui fianchi sorgenti che scaturiscono in grotte, vasche e torrenti. Se ami camminare, segnati le Vie dell’Acqua: dieci itinerari con un grande anello da ~62 km che collegano paesi, sorgenti e la faggeta del Monte Amiata.
Di seguito, i borghi da non perdere – con consigli pratici su cosa vedere e fare.
Abbadia San Salvatore (SI): miniere, abbazia e la notte delle Fiaccole
Abbadia è una porta d’accesso naturale al versante senese. Sotto i suoi tetti già medievali si nasconde un’altra città: quella sotterranea delle antiche miniere di cinabro.
Il centro storico di Abbadia San Salvatore è un piccolo scrigno medievale adagiato sul versante senese del Monte Amiata. Sorge su un colle che domina la valle, e conserva ancora oggi l’impianto originario del borgo fortificato, con un fitto intreccio di vicoli in pietra, archi e cortili che raccontano secoli di vita monastica e mineraria. Le porte d’accesso — come la Porta Castello e la Porta della Badia — immettono in un dedalo di stradine lastricate dove si alternano case in pietra grigia, loggette fiorite e scorci che sembrano usciti da un presepe.

L’Abbazia del San Salvatore
L’anima spirituale del borgo è la Abbazia di San Salvatore, uno dei complessi monastici più antichi e importanti della Toscana. Fondata secondo la tradizione da re Ratchis nel 743 d.C., l’abbazia diede il nome all’intero paese e ne segnò per secoli la storia politica e culturale. Fu un faro di fede e sapere durante il Medioevo: i monaci benedettini vi custodivano una preziosa biblioteca e ampie proprietà che si estendevano su tutto l’Amiata.
La chiesa abbaziale, rimaneggiata nei secoli ma ancora solenne, presenta una facciata in pietra arenaria sobria e severa, tipica dello stile romanico amiatino. L’interno a tre navate conserva colonne con capitelli scolpiti e un’atmosfera di quiete profonda.
Sotto il presbiterio si apre la cripta, autentico gioiello architettonico del IX secolo: uno spazio ipogeo sorretto da 35 colonne di forme e stili diversi, alcune provenienti da edifici romani, altre scolpite localmente. La luce che filtra dalle feritoie crea un gioco di ombre che rende la visita quasi mistica.
Accanto alla chiesa, gli edifici monastici ospitano oggi il Museo dell’Abbazia, che espone manoscritti, paramenti sacri e reperti archeologici rinvenuti nell’area. L’intero complesso testimonia la straordinaria importanza che questo luogo ebbe nei secoli come centro di spiritualità, di cultura e — dopo la scoperta del cinabro — come punto d’incontro fra il lavoro dell’uomo e il silenzio della montagna.
Parco Museo Minerario
Oggi si visitano nel Parco Museo Minerario, con museo multimediale, trenino in galleria e percorsi guidati che raccontano un secolo di mercurio e di vita di miniera. È uno dei poli di archeologia industriale più suggestivi della Toscana.

La Notte delle Fiaccole
Se puoi scegliere un solo giorno, vieni il 24 dicembre: è la Notte delle Fiaccole. Enormi cataste di legno (anche 7 metri) si accendono al calar della sera e il borgo si riempie di canti dei pastori, vin brulé e un calore che è rito comunitario prima che spettacolo. Una tradizione millenaria che Abbadia custodisce come un cuore ardente.
Piancastagnaio (SI): mura, rocca e la festa del marrone più antica
Sorella e rivale storica di Abbadia, Piancastagnaio conserva la Rocca Aldobrandesca e vie minute che profumano di legna e castagne. A cavallo tra fine ottobre e inizio novembre, tutto ruota attorno al Crastatone, la festa della castagna più antica del Monte Amiata: tre giorni (spesso fino al 2 novembre) in cui si arrostiscono “crastate”, si aprono cantine, si balla e si brinda nelle contrade.
La Rocca Aldobrandesca di Piancastagnaio
La Rocca Aldobrandesca si erge come un custode silenzioso della storia di Piancastagnaio. Questo imponente complesso fortificato, costruito a più riprese tra il XII e il XV secolo, mostra la sua natura difensiva attraverso massicci volumi in pietra e alte muraglie inclinate che le conferiscono un aspetto austero.
Originariamente, la fortezza era dotata di due torri, una più grande che fungeva da maschio e una più piccola a guardia dell’ingresso al paese. La sua fisionomia attuale si deve principalmente ai lavori di restauro e potenziamento voluti dai Senesi tra il 1471 e il 1478. Fu in quell’occasione che furono rinforzate le mura con contrafforti e la torre principale fu abbellita con una corona di mensole e archetti pensili, dove venne posto il leone rampante, simbolo della Repubblica di Siena. In seguito, con il passaggio sotto il dominio mediceo, fu aggiunto anche lo stemma della casata dei Medici sopra la porta d’accesso.
La storia della Rocca è un susseguirsi di passaggi di mano, dagli Aldobrandeschi nel 1208, a Orvieto e Siena. Nel 1601, l’edificio fu trasformato in una prigione sotto il marchesato dei Bourbon del Monte, per poi cadere in disuso nel XVIII secolo.
Dopo secoli di abbandono, la Rocca è stata riportata al suo antico splendore grazie a due importanti restauri nel corso del Novecento. Oggi, non è più una fortezza, ma una meta turistica e uno straordinario punto panoramico che regala una vista mozzafiato sulla valle del Siele e sul Monte Amiata. Inoltre, al suo interno, ospita spesso mostre d’arte ed eventi culturali che ne animano gli antichi spazi.

Il Palio di Piancastagnaio
Il Palio di Piancastagnaio è una corsa di cavalli a pelo che si tiene il 18 agosto in onore della Madonna di San Pietro. Le quattro contrade cittadine – Borgo, Castello, Coro e Voltaia – competono per conquistare un drappo di seta dipinto a mano. L’evento, che ha origini medievali, è stato ripristinato nel 1952 e include anche una sfilata storica con costumi medievali.
Il Crastatone di Piancastagnaio
Non puoi perderti il Crastatone, la festa della castagna più antica e sentita del Monte Amiata. Ogni anno, a cavallo tra la fine di ottobre e l’inizio di novembre, il borgo si anima per celebrare la fine del raccolto, un tempo cruciale per la sopravvivenza della comunità locale.
Nel cuore del centro storico, le quattro contrade del paese aprono le loro cantine, trasformando vicoli e piazzette in un tripudio di sapori e profumi. Qui, tra canti popolari e l’allegro chiacchiericcio della gente, si possono gustare prelibatezze a base di castagne.
La regina incontrastata è la “crastata“, la tipica caldarrosta, ma i visitatori possono deliziarsi anche con i “suggioli” (castagne lessate), le “brodolose” (arrostite e poi lessate) e la “pulentana” (la polenta dolce fatta con la farina di castagne). Il tutto accompagnato dal vino novello, in un’atmosfera che trasporta i partecipanti in un’epoca passata.
Santa Fiora (GR): acqua, pietra e canto
Immerso nel verde delle pendici del Monte Amiata, Santa Fiora è un incantevole borgo medievale dove la storia si fonde con il paesaggio e l’acqua ne modella l’anima. Il suo centro storico, diviso nei terzieri di Castello, Borgo e Montecatino, sorge su una rupe di trachite e conserva il suo fascino antico con viuzze tortuose e antiche abitazioni che raccontano secoli di vita. Il nucleo più antico, il Castello, è ancora oggi dominato dalle strutture difensive medievali erette dalla potente famiglia degli Aldobrandeschi.

La peschiera di Santa Fiora
Poco distante dal centro storico, si trova la magnifica Peschiera, un gioiello di pace e serenità voluto dalla famiglia Sforza nel XV secolo. Concepita inizialmente come un allevamento di trote, è oggi un parco incantevole, un’oasi di acqua sorgiva, alberi secolari e cigni, dove passeggiare e rilassarsi in un’atmosfera d’altri tempi.
La Chiesa della Madonna delle Nevi
È proprio accanto alla Peschiera che si trova la suggestiva chiesa della Madonna delle Nevi, un luogo di culto speciale perché fu costruita nel Rinascimento sopra le sorgenti del fiume Fiora. Al suo interno, grazie a un pavimento in vetro, è possibile vedere il fiume che scorre sotto i piedi dei fedeli, un’esperienza quasi mistica che collega la fede all’elemento naturale.
La Fiaccolata di Santa Fiora
Una delle tradizioni più suggestive del borgo è la Fiaccolata, un evento che si celebra il 30 dicembre. Il giorno precedente, i giovani del paese si riuniscono nei boschi per raccogliere la legna, e poi, al tramonto del giorno stabilito, accendono grandi fiaccole che vengono portate in corteo per le vie del paese fino a Piazza Garibaldi. Qui, le fiaccole vengono utilizzate per accendere un gigantesco falò, tra musica e canti che un tempo scandivano le veglie e il lavoro nei boschi.
Marrone Santafiorese
Infine, non si può parlare di Santa Fiora senza menzionare il suo tesoro gastronomico: il Marrone Santafiorese.
Questo pregiato prodotto del Monte Amiata, che vanta un’identificazione geografica protetta, è celebrato con una festa dedicata a inizio novembre: la Festa del Marrone Santafiorese. Le vie del pittoresco borgo si animano con bancarelle, mercatini e stand gastronomici dove è possibile degustare piatti tipici e le tradizionali “castrate”.
Arcidosso (GR): porta del Monte Labbro, tra spiritualità e luci d’inverno
Il centro storico di Arcidosso, arroccato su una rupe del Monte Amiata, è un affascinante labirinto medievale che si snoda tra vicoli stretti e suggestive piazzette. Il borgo, ancora parzialmente cinto dalle antiche mura, offre un vero e proprio viaggio nel tempo.
La Rocca Aldobrandesca di Arcidosso
Dominata dall’alto, si staglia la maestosa Rocca Aldobrandesca, il simbolo del paese, le cui origini risalgono al X secolo. Questo imponente castello, fortezza e in seguito dimora nobiliare, ha attraversato secoli di storia e oggi ospita al suo interno il Centro Studi David Lazzaretti, dedicato al profeta dell’Amiata, oltre a mostre e spazi museali. Salendo sulla sua torre, si può ammirare un panorama mozzafiato che abbraccia la vallata e il paesaggio circostante.

Monte Labbro e l’escursione all’Eremo di David Lazzaretti
Il Monte Labbro non è solo una cima del Monte Amiata, ma un luogo intriso di storia e misticismo, profondamente legato alla figura di David Lazzaretti, il “profeta dell’Amiata”.
L’escursione a questo monte offre l’opportunità di immergersi nella natura e di ripercorrere i passi di una comunità che ha lasciato segni indelebili nel paesaggio.
Lazzaretti, nato ad Arcidosso nel 1834, fondò sul Monte Labbro la sua comunità giurisdavidica tra il 1869 e il 1875. Oggi, sul luogo dove sorgeva la comunità, si possono ancora ammirare le suggestive rovine degli edifici che ne costituivano il cuore: la torre giurisdavidica a pianta circolare, l’eremo e una chiesetta. La torre, in particolare, era il centro spirituale della comunità e resta oggi uno dei simboli più evidenti di quel movimento religioso e sociale.
Il percorso per raggiungere l’eremo parte spesso dal vicino Parco Faunistico del Monte Amiata e si snoda attraverso un sentiero che offre una visuale spettacolare. L’itinerario è considerato di media difficoltà, adatto a chi ha una certa abitudine alle camminate in altura, e richiede circa due ore e mezza tra andata e ritorno. Una volta raggiunta la vetta, a circa 1193 metri, la fatica viene ripagata da una vista panoramica a 360 gradi che abbraccia il territorio circostante, dalla Maremma fino al Mar Tirreno in lontananza.
Sul versante sorge anche Merigar West, una delle principali comunità tibetane d’Europa.
Castel del Piano (GR): centro storico e il Palio
Passeggiando tra le sue viuzze, si scoprono scorci pittoreschi e si possono ammirare palazzi storici come Palazzo Nerucci, oggi sede della pinacoteca comunale, o Palazzo Monaci, che testimoniano l’eleganza di un’epoca che fu.
La Torre dell’Orologio, imponente e antica, segna l’ingresso al nucleo più antico del borgo, invitando a perdersi tra vicoli stretti e suggestive piazzette, come la Piazzetta degli Ortaggi con la sua loggia cinquecentesca.
Il Palio di Castel del Piano
Questa cornice storica si anima ogni anno, l’8 settembre, con il celebre Palio di Castel del Piano, una tradizione che affonda le sue radici in un lontano passato. La festa si apre con una sontuosa sfilata in costume, dove le quattro contrade del paese – Borgo, Monumento, Poggio e Storte – mostrano con orgoglio i propri colori e simboli. L’evento culmina nella corsa dei cavalli, che si tiene nell’insolita Piazza Garibaldi, di forma ovale, un anello di gara unico nel suo genere che rende l’atmosfera ancora più adrenalinica.
Seggiano (GR): ulivi in altura e arte contemporanea
Questo piccolo borgo medievale, un tempo dominio degli Aldobrandeschi, conserva intatto il suo impianto storico, con antiche case in pietra che si stringono intorno alla rocca, testimonianza del passato difensivo del luogo.
Passeggiando per le sue stradine, si possono ammirare chiese storiche come quella di San Bartolomeo e l’oratorio di San Rocco, che custodiscono testimonianze artistiche e spirituali secolari. Il borgo è una sorta di museo diffuso che celebra il suo prodotto d’eccellenza, l’olio d’oliva, con un percorso che include il Museo dell’Olio e un frantoio ipogeo.
L’Oliva Seggianese
La coltivazione dell’oliva a Seggiano è una tradizione secolare, strettamente legata alla varietà autoctona conosciuta come olivastra seggianese. Questo ulivo, che vanta una longevità impressionante, si distingue per la sua straordinaria resistenza alle rigide temperature invernali tipiche del Monte Amiata. La cultivar produce un olio extravergine dal sapore delicato ma fruttato, con un prezioso patrimonio di proprietà antiossidanti. La produzione è protetta dalla denominazione d’origine protetta (DOP) e segue un rigido disciplinare che ne garantisce la qualità, dalla raccolta a mano fino alla spremitura entro 48 ore. La passione per l’olio anima la comunità, che celebra questo prodotto in festival e percorsi tematici.
Il Giardino di Daniel Spoerri
Infine, poco fuori dal paese, si trova il Giardino di Daniel Spoerri, un’esperienza artistica unica nel suo genere. Nel 1997, l’artista svizzero Daniel Spoerri ha aperto al pubblico questo grande parco di sculture, trasformando 16 ettari di terreno in una galleria d’arte a cielo aperto.

Passeggiando tra sentieri e boschi, i visitatori scoprono oltre 100 installazioni e sculture, non solo di Spoerri ma anche di altri artisti suoi amici, che interagiscono con la natura circostante. Il giardino è un luogo di contemplazione e di esplorazione, dove arte contemporanea e paesaggio si fondono in un dialogo sorprendente, regalando una prospettiva diversa e stimolante.
Aperture del Giardino di Daniel Spoerri:
- Dal 1 Aprile al 30 Settembre 2025: Tutti i giorni dalle 10 alle 20
- Dal 1 Ottobre al 2 Novembre 2025: Tutti i giorni dalle 10 alle 18
- A Novembre 2025 Sabato e domenica dalle 10 alle 17
Vivo d’Orcia (SI – Castiglione d’Orcia): sorgenti e eremi nel verde
A Vivo d’Orcia sgorga l’acqua che disseta mezza Toscana: l’Ermicciolo è una galleria visitabile nel bosco dove l’acqua ruggisce letteralmente dalla roccia. Sopra, l’Eremo racconta secoli di spiritualità tra faggi e muschi. È una tappa perfetta nelle giornate estive o per un trekking autunnale color rame.
Bagni San Filippo (SI): il bianco del travertino e le vasche calde nel bosco
Poco oltre Vivo, nel comune di Castiglione d’Orcia, il Fosso Bianco regala una delle esperienze più iconiche dell’Amiata: cascate calde e vasche naturali fra pareti di calcare candido (la celebre “Balena Bianca”). Sono terme libere: rispetto dell’ambiente, scarpe da acqua e massima prudenza scendendo nel bosco.

Trekking, bike e la faggeta che respira
Sull’Amiata si cammina bene tutto l’anno. Oltre alle Vie dell’Acqua (dieci percorsi tematici e un anello grande), segnati i classici verso Vetta Amiata, Croce di Vetta, Anello del Monte Labbro e i castagneti monumentali tra Arcidosso, Castel del Piano e Santa Fiora. Il bosco di faggio forma una cupola continua: in estate è fresco, in autunno è un caleidoscopio.
Per i ciclisti: strade bianche morbide e salite “elastiche” tra i borghi; per i gravelisti, collegamenti naturali fra Val d’Orcia e Maremma con viste da fermare il fiato.
Monte Amiata: eventi da segnare
- Agosto: Palio di Piancastagnaio
- Settembre: c’è il Palio di Castel del Piano
- Autunno: celebrazioni del Marrone Santafiorese (Santa Fiora): mercatini, degustazioni e visite guidate tra peschiere e castagneti.
- Tutte le domeniche tra fine ottobre e i primi di novembre: Il Crastatone (Piancastagnaio): la festa del marrone più antica dell’Amiata.
- 24 dicembre: Le Fiaccole di Natale (Abbadia San Salvatore): rito del fuoco fra abbazia e vicoli, con accensione collettiva e canti tradizionali. Un unicum in Toscana.
- 30 Dicembre: a Santa Fiora c’è la Fiaccolata
- Dicembre–gennaio: Natale di Luce (Arcidosso): pattinaggio, mercatini, luci e video mapping tra castello e centro storico.
Un ultimo sguardo dalla vetta
Da Vetta Amiata lo sguardo gira a 360°: Val d’Orcia, Colline Metallifere, Maremma, fino al lago di Bolsena. Sotto di te, una costellazione di borghi che mescola ferro e acqua, fuoco e ghiaccio: miniere e abbazie, castagne e fiaccole, terme e faggete. È una Toscana diversa, ruvida e gentile, che chiede di essere attraversata con calma.
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